Sua Beatitudine Raphaël Bedros XXI Minassian, patriarca di Cilicia dei cattolici armeni, sarà a Nardò nella Basilica Cattedrale Santa Maria Assunta invitato dal vescovo della diocesi di Nardò-Gallipoli, S.E.R. Mons. Fernando Filograna, per presiedere i festeggiamenti della ricorrenza liturgica del Santo patrono, San Gregorio Armeno.
Il 19 febbraio, Sua Beatitudine e Sua Eccellenza celebreranno il Solenne Pontificale con rito armeno. Sarà la prima volta che la massima autorità della Chiesa gregoriana presenzierà alle celebrazioni del Santo patrono. Appuntamento in diretta sul canale YouTube della Diocedi di Nardò-Gallipoli e in diretta radio su Radio Centrale (DAB+ prov. di Lecce, Brindisi, Taranto), sito ufficiale e app).
Al termine del Solenne pontificale per le vie cittadine muoverà la processione in onore di San Gregorio Armeno.
Inoltre le autorità religiose e quelle politiche e cittadine, il 20 febbraio alle ore 17:15 si riuniranno in piazza Salandra per ricordare le vittime del terremoto del 1743 con la cerimonia dei cento rintocchi.
La Chiesa cattolica è molto vicina al popolo armeno. San Giovanni Paolo II e Papa Francesco hanno testimoniato questa vicinanza recandosi in terra armena e dedicando in alcune loro liturgie anche un pensiero a San Gregorio l’illuminatore il cui culto ha superato negli anni i confini dell’Armenia e si è diffuso tra i fedeli di tutto il mondo, da Oriente a Occidente. L‘universalità del suo messaggio cristiano, il suo impegno per favorire il dialogo e l’unione di tutte le Chiese cristiane e il rispetto dell’identità etnico-religiosa sono oggi attuali più che mai, valori fondamentali per una società libera e plurale.
Inoltre, il tradizionale appuntamento dei fedeli neritini per celebrare il Santo patrono sarà arricchito, come ogni anno, con l’allestimento della fiera, le luminarie, e due eventi di intrattenimento musicale.
Domenica 18 febbraio appuntamento in piazza Salandra a partire dalle 20:30 con Alex Zuccaro e il suo spettacolo «Diamanti» con le più belle melodie del cinema italiano e tanti ospiti a sorpresa. Martedì 20 febbraio invece appuntamento in via Grassi alle 19:30 con Lucilla, la cantante di baby dance che ha conquistato social e famiglie con quasi trecento milioni di visualizzazioni, gli Ipergalattici cartoon cover band con le loro sigle cult dei cartoni animati degli anni ‘70, ‘80, ’90 e anche anni 2000 e il Dj Luii.
Infine, venerdì 16 febbraio presso il Teatro comunale di Nardò a partire dalle ore 10.00, si terrà un convegno dal titolo “20 febbraio 1743: Nardò, una città che trema” a cura dell’Architetto Giovanni De Cupertinis, del prof. Paolo Sansò e del Geologo Andrea Vitale. L’evento sarà aperto alle scolaresche e ai cittadini e saranno affrontati i temi afferenti la tragedia del terremoto, la storia dei cittadini neritini e gli interventi a supporto delle popolazioni colpite.
Informazioni utili
Sua Beatitudine Raphaël Bedros XXI Minassian è il ventunesimo patriarca di Cilicia degli Armeni. Nato il 24 novembre 1946 a Beirut, ha compiuto gli studi presso il Seminario Patriarcale di Bzommar e ha studiato Filosofia e Teologia alla Pontificia Università Gregoriana. Presso la Pontificia Università Salesiana ha frequentato il corso di specializzazione in psicopedagogia. Il 24 giugno 1973 è stato ordinato sacerdote come membro dell’Istituto del Clero Patriarcale di Bzommar. Dal 1973 al 1982 ha ricoperto l’incarico di parroco della Cattedrale Armena di Beirut, poi segretario del Patriarca Hovannes Bedros XVIII Kasparian, e dal 1984 al 1989 incaricato di fondare il complesso parrocchiale della Santa Croce di Zalka, Beirut.
Nel 1989 il trasferimento negli Stati Uniti, fino al 2003 è stato parroco per gli Armeni Cattolici in California, Arizona e Nevada. Dal 2004 ha diretto Telepace Armenia, che ha contribuito a fondare. Nel 2005 è stato nominato Esarca Patriarcale di Gerusalemme ed Amman per gli Armeni. Da giugno 2011 ha ricoperto il ruolo di Ordinario per i Fedeli Armeni Cattolici dell’Europa Orientale, con assegnazione da parte del Papa della Sede titolare vescovile di Cesarea di Cappadocia degli Armeni e del titolo di Arcivescovo ad personam. Dal 24 al 26 giugno 2016 ha accolto Papa Francesco durante il suo Viaggio Apostolico in Armenia.
Il Patriarcato di Cilicia degli Armeni, eretto il 26 novembre 1742, estende la sua giurisdizione su tutti i fedeli armeno-cattolici che dimorano nel territorio proprio della Chiesa armeno-cattolica, ossia nelle regioni che tradizionalmente sono riconosciute come il luogo di origine di questa Chiesa sui iuris.
La sede del patriarcato si trova a Bzoummar nel distretto di Kisrawan in Libano. L’arcieparchia di Beirut è la sede propria del patriarca dove si trova la cattedrale patriarcale dei Santi Elia e Gregorio Illuminatore.
“Con orgoglio e con un fortissimo senso di comunità – dice il sindaco Pippi Mellone – ci ritroviamo a festeggiare il nostro San Gregorio. Quello della festa patronale è uno dei momenti più belli dell’anno, in cui tutti i neretini, coloro che risiedono a Nardò, come coloro che vivono altrove, riscoprono la fierezza dell’identità, oltre che una energica coscienza di fede. Siamo felici quest’anno di accogliere nella nostra città Sua Beatitudine Raphaël Bedros XXI Minassian, patriarca di Cilicia degli Armeni e punto di riferimento di tutti gli armeno-cattolici. Un uomo di profonda fede e una figura moderna della Chiesa. Una persona impegnata a diffondere un messaggio di pace e fratellanza in tutto il mondo. Nardò e i neretini, con la complicità di San Gregorio, sono vicini al popolo armeno, che soffre da sempre e che ha una inesauribile capacità di reagire. Questi giorni speciali servono a ricordarcelo, a riaccendere un legame forte con una terra martoriata”.
La devozione nei confronti del Santo patrono a Nardò ha radici profonde, da quando la sua statua posta sul Sedile in piazza Salandra, alle 16,30 del 20 febbraio 1743, accogliendo le preghiere dei fedeli in panico, resistette al terremoto, fermandolo e salvando la popolazione dalla morte e dalla devastazione. Nardò è la sola città in Italia, che ha come principale e unico Santo Patrono San Gregorio Armeno l’illuminatore.
L’Armenia è il paese che per primo ha abbracciato la fede cristiana e che proprio a San Gregorio ha dato i natali. La sua vita, come quella del suo popolo, è stata sempre caratterizzata da persecuzioni e violenze che sono continuate nei secoli fino a sfociare in un vero genocidio, il primo del XX secolo, tra il 1915 e il 1923 con lo sterminio di un milione e mezzo di armeni.
È la seconda metà del III secolo d.C. quando San Gregorio viene al mondo. È membro di una stirpe reale costretta a fuggire in Cappadocia quando suo padre si rende responsabile dell’omicidio del re Chosroe. È qui che abbraccia la fede cristiana. Con la maggiore età, sposato e con due figli, viene ordinato sacerdote (le usanze dell’epoca consentivano il sacerdozio ai coniugati anche se nella chiesa ortodossa e in quella greco cattolica ci si può sposare ancora oggi) e torna in Patria con l’intento di riparare al crimine compiuto dal padre, ma viene arrestato e trascorre 13 anni nella fortezza di Artashat. Di lui già si narra che sia in possesso di poteri miracolosi e, proprio per questo, verrà liberato dopo aver guarito lo stesso sovrano – Tiridate III – che ne aveva ordinato l’arresto. Non solo, il sovrano si converte al cristianesimo e ordina che questa diventi anche la religione ufficiale del regno. Per questo motivo San Gregorio è anche conosciuto come il primo Santo capace di convertire al cristianesimo, nel 301 d.C., una intera nazione. Un anno dopo diventa Patriarca d’Armenia e il principale punto di riferimento per la comunità cristiana. L’ultimo periodo della sua vita lo vive da eremita e muore sul monte Sepouh intorno all’anno 328. Alcune sue reliquie sono sparse in giro per il mondo. A Nardò intorno all’VIII secolo giunge una parte di avanbraccio portata dai monaci armeni in fuga da una persecuzione iconoclasta. Inizialmente è custodita in un reliquario ligneo che poi verrà sostituito con uno in argento. Purtroppo la reliquia, con il suo contenitore, fu trafugata la notte del 5 marzo 1975, dalla chiesa di San Domenico dove era temporaneamente custodita a causa dei lavori di restauro della Cattedrale. L’attuale reliquario è una copia uguale, realizzata interamente a spese dei fedeli, subito dopo il furto.