GALLIPOLI – Continua a Gallipoli “il viaggio di Masha”. A partire da domani 1 aprile, per tutto il mese, l’opera dedicata alla 22enne Mahsa Amini, morta dopo essere stata arrestata dalla polizia morale iraniana lo scorso 13 settembre poiché non indossava in modo appropriato l’hijab, farà tappa a Gallipoli.
L’installazione artistica di Giuseppe Manisco sarà posizionata per un mese su piazza Aldo Moro, nei pressi della fontana antica, su volontà dell’Amministrazione comunale in collaborazione con la commissione Pari Opportunità del comune di Gallipoli. Trasmettere un messaggio attraverso l’arte, un modo per sensibilizzare e far conoscere sempre di più tematiche fondamentali: con questo obiettivo amministratori e referenti domani inaugureranno l’opera, alle ore 17, affinché il messaggio forte e chiaro della libertà possa essere sempre di più divulgato.
L’opera ha una dimensione di 2,40 x 2,40 metri circa e rappresenta uno “spazio assurdo”, scandito dalle facce di un grande cubo nero al cui interno, brutalmente deturpati e segregati da grate di ferro, si intravedono i bellissimi volti di quattro giovani ragazze iraniane.
Commenta l’assessore alle Pari Opportunità Tonia Fattizzo: “Abbiamo fortemente voluto quest’opera sul nostro territorio perché riteniamo che sia fondamentale sensibilizzare sul tema della libertà delle donne. Se la problematica non ci riguarda da vicino non vuol dire che questo non sia un argomento degno di attenzione. Ognuno di noi ha il dovere di supportare delle politiche a favore della libertà: con quest’opera evidenziamo quanto siamo contrari ad ogni misura di repressione della libertà individuale”.
Aggiunge la presidente della Commissione Pari Opportunità dell’Ente: “Aprile sarà un mese di intensa riflessione sui diritti inviolabili della persona e, in specie della Donna, con l'”Opera Mahsa” in Piazza Aldo Moro. A nome di tutta la Commissione Pari Opportunità presieduta, nonché da donna e da avvocato, invito sentitamente tutti a dedicare un pensiero a Mahsa Amini, giovane aspirante avvocato brutalmente uccisa per non aver coperto bene, con il velo, i propri capelli e forse, metaforicamente, la propria potente personalità”.