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La storia del cacao è antichissima e risale ai popoli delle civiltà precolombiane dei Maya e degli Atzechi, i quali usavano le fave del cacao per farne una bevanda, con l’aggiunta di pepe, peperoncino, cannella ed altre spezie. Secondo una leggenda azteca, la pianta del cacao fu donata dal dio Quetzalcoatl (il dio serpente piumato dell’antica Mesoamerica) agli esseri umani per alleviare la fatica.

Il cacao ha proprietà energizzanti e contiene la caffeina, in piccole quantità; ha potere antiossidante e virtù antidepressive, grazie alla presenza della serotonina, sostanza coinvolta nella regolazione dell’umore; è ricco di vitamine, minerali e flavonoidi che influiscono sui livelli di colesterolo e arreca benefici anche per la salute cardiovascolare.

I preziosi semi arrivarono in Europa dopo il quarto viaggio di Cristoforo Colombo (nel 1502 quando il famoso navigatore raggiunse l’America centrale) ma è solo dalla prima metà del Cinquecento che Hernán Cortés, il conquistatore del Messico, iniziò una vera e propria importazione di questa nuova spezia delle meraviglie nel vecchio continente. Da quel momento, la bevanda, consumata con aggiunta di zucchero, anice, cannella e vaniglia, ebbe lo strepitoso, esponenziale successo che detiene ancora oggi. Nel Seicento il cacao iniziò ad essere consumato anche in Italia, soprattutto a Firenze, Torino e a Venezia, anche se era ancora un lusso, di cui solo i ricchi potevano godere.

Poi pian piano il suo consumo si diffuse in tutta la nostra penisola. A Nardo’ (Le) persiste l’antica tradizione di preparare, nel giorno dei Defunti “la veneziana” ossia una cioccolata calda e profumata accompagnata con i savoiardi, biscotti dolci e leggeri dalla consistenza friabile e spugnosa, ideali per essere inzuppati. Nel passato, il primo novembre, alle prime luci dell’alba, il paese era in fermento per lo scambio della “veneziana”.

Fidanzati, compari, vicini di casa, amici muniti di “giucculatera”(piccolo recipiente usato per preparare la cioccolata) e “quantiera”(vassoio) di  savoiardi brulicavano per le vie. In modo particolare le nuore preparavano e donavano la cioccolata calda e i savoiardi alle proprie suocere. Era questo un segno di omaggio ai Santi e di suffragio alle anime dei Defunti. Si racconta che tale bevanda prese questo nome perché era stata offerta per la prima volta ad un matrimonio da una donna, che tutti chiamavano “la veneziana” per le sue origini. La donna, che appunto, era di origine veneziana, si era trasferita nel nostro paese perché aveva sposato un neretino.

Queste tradizioni sono molto importanti e meritano di essere tramandate perché ci permettono di conoscere le nostre “tiricate” (radici) e … la nostra identità culturale.

Mariella Adamo

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