Ormai ci siamo, l’estate è arrivata, il caldo è aumentato e la voglia di andare a mare c’è.
Allora scatta la voglia di mettere il costume e correre al mare.
Poi ci guardiamo allo specchio e non ci piacciamo.
Iniziano a circolare riviste con titoli accattivanti che promettono di perdere 5 chili in 21 giorni e barrette sostitutive dei pasti per ottenere il fisico della modella in copertina.
Allora potrebbe balenare l’idea di provarci o almeno iniziare.
La tabella di marcia prevede frutta a pranzo e/o a cena (perché è una buona alternativa per affrontare il caldo ed evitare di accendere i fornelli), chilometri di camminata e un’insalata per rimanere leggeri.
Però si sa, l’estate è ricca di eventi sociali, uscite e cene fuori. In quanti riescono a comportarsi in queste occasioni?
Il luogo comune prevede di accettare l’invito a cena programmando la giornata: saltare la colazione, un pranzo leggero per poi giungere a cena affamati e desiderosi di cibo, non riuscendo a smettere di mangiare. Sempre per il paradosso della mente, secondo il quale più ignoriamo le richieste derivanti dal corpo (ho voglia di un gelato) più la mente tenderà a focalizzarsi esclusivamente su quella richiesta, non permetterà di pensare ad altro finché la stessa non verrà soddisfatta. Purtroppo accadrà che alla prima occasione utile mangeremo più del dovuto e oltre il senso di sazietà. Insomma, si perderà il controllo.
Al contrario, acquisendo consapevolezza dei segnali che giungono dal corpo e dalla mente saremo in grado di scegliere, gestire e assecondare le richieste.
Il percorso di Mindful eating permette di arrivare ad una libertà alimentare tale per cui saremo i nutrizionisti di noi stessi, avremo la capacità di regolarci nelle quantità e nella scelta del cibo, sapremo domandarci e rispondere al perché di quella determinata sensazione (se fame o voglia) e non saremo costretti alle rinunce.
La Mindful Eating non indica cosa, come e quanto mangiare, non fornisce alcuna dieta, anzi, allontana dal credere di aver bisogno di una dieta.
A parte i casi eccezionali dovuti dalla presenza di malattie in cui è necessariamente richiesto l’intervento di un professionista, in generale, la maggior parte delle persone deve ritrovare la naturalezza dell’atto del mangiare.
Non dobbiamo pensare che per perdere peso è richiesto estremo sacrificio o andare alla ricerca di chissà quale dieta miracolosa; per perdere peso non è necessario rinunciare al gusto, possiamo preparare pasti soddisfacenti, gustarli veramente e goderci la cena con gli amici in totale serenità.
A volte capita che si rinuncia a priori, o si inizia un percorso alimentare per poi abbandonare quasi subito, o perché non otteniamo risultati o perché è troppo sacrificio o perché, ancora, un susseguirsi di eventi sociali impediscono di rimanere in carreggiata.
Allora le opzioni sono due: rimanere a casa evitando ogni tipo di tentazione o accettare l’invito mangiando guidati dalla vocina interna “tanto ormai”.
Nel primo caso, si potrà rinunciare una, due, tre volte, ma col passare del tempo la voglia di determinate categorie di cibo sarà tale da farci perdere il controllo e mangiare una quantità che vada a sopperire a quella mancanza; nel secondo caso, invece, si entrerà nel circolo dell’abbuffata-restrizione, perché viviamo con l’idea che l’alimentazione segua orari e giorni precisi. Quello che mangio nel weekend non conta e da lunedì riprendo la dieta.
Il corpo non conosce la differenza dei giorni, e mangiare una pizza il martedì ha i medesimi effetti del mangiarla il sabato. Ossia nessuno. Solo qualche caloria in più e tanta soddisfazione.
Il corpo ragiona solo in base alle calorie e ai macronutrienti, ossia ai componenti dei cibi e la mente ragiona invece, in base a emozioni e soddisfazione.
Se è lunedì, martedì o domenica al corpo poco importa. Ciò che conta è ascoltarlo, entrare in connessione con lui e non ignorarlo. Lo stesso vale per la nostra mente. Comprendere cosa stiamo pensando, cosa stiamo provando e accettarlo, senza reagire automaticamente.
Non dovremmo ragionare in vista dell’estate, ma dovremmo adottare un obiettivo a lungo termine, che non ci porti al famoso effetto yo-yo ma che ci faccia rimanere costanti, in qualsiasi stagione dell’anno.
Mangiare non dovrebbe essere un mezzo o generare sensi di colpa (non stiamo rubando), piuttosto dovrebbe essere un fine, che va aldilà della semplice prova costume.