La vitamina D è una vitamina liposolubile conosciuta principalmente per il suo ruolo nel mantenimento dell’omeostasi del calcio e del metabolismo osseo. Negli ultimi anni l’interesse della comunità scientifica nei confronti della vitamina D è cresciuto esponenzialmente, in quanto vi sono evidenze che il suo ruolo non si limiti alle funzioni scheletriche ma influenzi tutti i tessuti dell’organismo umano in modo diretto o indiretto.
Con il termine “funzioni extra-scheletriche” quindi si raggruppano tutti gli ambiti diversi da quello “classico” in cui la vitamina D assume un ruolo di controllo.
Diversi studi hanno dimostrato che livelli ematici ottimali di vitamina D portano a un miglioramento della performance muscolare e della funzionalità dell’apparato cardio-circolatorio, cosi come a una stimolazione delle cellule beta del pancreas. Inoltre, si è visto che gioca un ruolo importante anche nella fertilità maschile, aumentando la sopravvivenza delle cellule spermatiche e la loro motilità. Altri studi hanno dimostrato come bassi valori di vitamina D sono associati al 50% in più di probabilità di sviluppare tumori della mammella, prostata e colon, confermando il suo ruolo protettivo contro le neoplasie.
Recentemente l’interesse dello studio della vitamina D è volto sempre più alla sua influenza sul sistema immunitario. Esistono notevoli prove scientifiche relative alla modulazione positiva della vitamina D sul sistema immunitario: ha proprietà antinfiammatorie e immunoregolatorie ed è fondamentale per l’attivazione delle difese immunitarie, in quanto stimola la funzione dei globuli bianchi, cellule deputate al riconoscimento e alla distruzione delle sostanze estranee all’organismo. Può migliorare l’immunità specifica, modulare positivamente le risposte autoimmuni e influenzare la capacità del corpo di contrastare le infezioni del tratto respiratorio.
Infine, diversi studi hanno mostrato come gli effetti della vitamina D siano evidenti anche sulla psiche: ridotti livelli di questa vitamina sono collegati a un aumento dell’incidenza di schizofrenia e depressione.
La carenza di vitamina D è un problema comune alla popolazione mondiale: è molto frequente in Italia, paese in cui interessa il 50% dei giovani e la quasi totalità (86%) degli anziani durante il periodo invernale. Diventa quindi importante a scopo preventivo l’integrazione di vitamina D, la cui posologia va adattata al livello di ipovitaminosi (carenza/insufficienza) eventuale, valutato mediante il dosaggio ematico di tale vitamina. La risposta individuale al trattamento può variare da un individuo all’altro, seppur questi si trovino nelle stesse condizioni carenziali e di massa corporea.
E’ opportuno ricordare che il trattamento integrativo di vitamina D non deve mai essere intrapreso da sé ma sempre consigliato e monitorato dal medico o dal biologo nutrizionista.