Quando la legge non protegge ma tutela l’illegalità. Il provvedimento regionale che vieta la pesca dei ricci di mare rischia di diventare un pericoloso boomerang su tutti i livelli: politico e ambientale. La legge regionale è stata impugnata dal Governo e i giudici della Corte Costituzionale dovranno stabilire se la norma varata dalla Regione Puglia sia legittima oppure no. L’iniziativa è del ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli. A livello ambientale si profila un disastro. La legge ha bloccato i 190 pescatori professionisti, titolari di regolare licenza, ma non ha avuto alcun effetto su migliaia di pescatori abusivi. Questi ultimi non già non rispettavano nessuna regola e adesso, senza la “concorrenza” dei pescatori autorizzati, continuano a pescare senza sosta e senza pietà per il delicato equilibrio marino.
“L’Associazione Pescatori Subacquei Professionisti Puglia denuncia gli effetti peggiorativi della legge che sospende la pesca dei ricci di mare. Il numero di pescatori abusivi di ricci è cresciuto e continua a crescere di giorno in giorno. I predoni del mare pescano senza sosta e senza alcuna regola. Anzi, non essendoci più i pescatori con regolare licenza, bloccati dalla legge regionale, i pescatori di frodo hanno aumentato la quantità dei ricci prelevati dal mare e anche i prezzi. La nostra speranza, per il nostro lavoro e per la tutela del mare, è che le forze dell’ordine, che già svolgono un notevolissimo lavoro di controllo, possano un giorno stroncare il fenomeno della devastante pesca abusiva.
Per arrivare a questo risultato, però, le autorità competenti devono essere supportate da adeguati strumenti legislativi. E vogliamo essere più precisi. Il reato della pesca abusiva del riccio di mare deve diventare un reato penale. Come è stato nel caso delle Oloturie e dei Datteri.
Al momento abbiamo una legge regionale che blocca circa 190 pescatori con regolare licenza ma permette a un numero imprecisato di pescatori abusivi di continuare la loro attività illecita. E la situazione inizia a farsi difficile. Provate a immaginare 190 famiglie, più altre 190 dei marinai di bordo, improvvisamente rimaste senza reddito e senza alcuna tutela. Oltre alle spese amministrative legate all’attività ci sono le spese famigliari. Chi può ha cercato di adattarsi a fare dei lavori alla giornata ma non per tutti è possibile.
L’attività dell’Associazione continua e si registrano nuove adesioni. Le nostre richieste sono state discusse con le autorità regionali e nazionali ma sino ad ora non abbiamo registrato alcuna intenzione a trovare un punto d’incontro soddisfacente. Pertanto continueremo la nostra azione e tuteleremo il nostro diritto a lavorare, nel rispetto delle normative, in tutte le sedi opportune.
La pesca dei ricci deve avere delle regole chiare e precise. Regole che tutelino il mare, i ricci e i pescatori professionisti. Una legge che tutela l’illegalità non serve a nessuno e i danni iniziano a vedersi”.