È iniziata oggi la demolizione del vecchio gerontocomio in zona 167, un’opera mai completata e abbandonata da oltre quarant’anni. L’intervento è stato affidato alla ditta Savina Costruzioni s.a.s di Veglie su un progetto redatto dall’ingegnere Igor Imperiale (è prevista una spesa di 705 mila euro, affrontata con risorse di bilancio). Un’altra “incompiuta” della città, dunque, sta per essere cancellata. Il sindaco Pippi Mellone questa mattina ha effettuato un sopralluogo sul cantiere.
“Il gerontocomio – ha detto il primo cittadino – è l’ultimo monumento allo spreco di questa città, un palazzaccio simbolo della peggiore politica del passato che per decenni è stato ricettacolo di sporco e degrado. Così come abbiamo fatto con il “nuovo” palazzo di città in zona Incoronata, demoliamo un mostro di cemento ormai inutile e pericoloso e costruiamo il futuro che Nardò e i neretini meritano. Qui, senza giri di parole, chi ha governato negli anni ’70 e ’80 ha dimostrato incapacità totale, sperperando montagne di denaro pubblico e procurando quindi un danno enorme a questa città”.
Com’è noto, si tratta di un immobile dalla fine segnata, in considerazione del “responso” inequivocabile dell’attività di valutazione dell’idoneità statica del fabbricato, eseguita dallo stesso ingegnere Igor Imperiale. È emerso che un’ipotesi di recupero dell’edificio, per una serie di criticità dettagliatamente illustrate nella relazione, sia poco o per nulla perseguibile in relazione al significativo investimento necessario per consentire l’avvio concreto della operatività. Inoltre, in tale ipotesi la struttura di base resterebbe sempre e comunque interessata dalle problematiche tipiche della vetustà del cemento armato, posto in opera da diversi decenni e caratterizzato da scarsa resistenza e da carbonatazione e realizzato con armature lisce e in parte ossidate.
I piani dell’amministrazione comunale non si fermano alla demolizione. L’obiettivo, infatti, è quello di realizzare un intervento di Social Housing per anziani autosufficienti. Il relativo progetto – da 3 milioni e 705 mila – è stato candidato a un avviso del Pnrr su servizi e infrastrutture sociali. Quella della “residenza sociale” è una tipologia di intervento edilizio e urbanistico in favore di una fetta di popolazione a basso reddito, in grado di risolvere il problema dell’emergenza abitativa, di fornire un alloggio a bassi costi e ad alta efficienza energetica e, infine, di dare vita a spazi condivisi e aperti alla città in modo da agevolare l’integrazione sociale.
Secondo l’ipotesi progettuale sorgerebbero al piano terra (da circa 1035 metri quadri) tre zone, destinate rispettivamente a servizi collettivi (palestra, sala per massoterapia, sala per idroterapia, mensa e sala per visite specialistiche ambulatoriali), a residenza e a sala polifunzionale. Al primo piano (da circa 1125 metri quadri) troverebbero posto un solarium, una zona lavanderia e 19 alloggi (con superficie variabile tra 38 e 45 metri quadri) dotati di soggiorno/pranzo, camera da letto, bagno e ampio balcone. All’esterno una serie di servizi fruibili da residenti e da cittadini: un’area verde, un’area bocciofila, un’area attrezzata per la ginnastica dolce, un’area per coltivazioni florovivaistiche, un dog park. La struttura nel suo insieme avrebbe una capacità ricettiva massima di 38 anziani autosufficienti.