Quante volte ci poniamo domande sul perché accadono delle cose, gli eventi vanno in un certo modo e non sono mai come ce li aspettiamo?
Quante volte abbiamo avuto delle aspettative che poi si sono rivelate disattese?
Perché ci poniamo delle domande sulle persone e sul perché di alcuni loro atteggiamenti?
Perché ci sentiamo in colpa di fronte a un cibo che vorremmo e ci domandiamo se possiamo permetterci di mangiarlo?
Siamo troppo abituati e schiavi delle etichette. Tutto deve avere un nome. Tutto deve avere un fine. Tutto deve rispettare certi canoni.
Abbiamo paura del giudizio altrui, per cui agiamo secondo quello che la società ci impone. Non ci sentiamo liberi di essere noi stessi, non siamo in grado, alle volte, di decidere per noi e agire per noi.
Siamo condizionati da eventi economici, politici, sociali. Se non agiamo secondo gli standard siamo “strani”, se agiamo secondo gli standard siamo “conformisti”.
Negli ultimi tempi, ho capito che in qualunque modo si agisca la gente parla ugualmente. Parla come se sapesse, come se conoscesse, come se avesse in sé il dono dell’onniscienza.
Eppure, dovremmo imparare a lasciare andare.
Accettare gli eventi, le situazioni, i rapporti come esperienze di vita. Viviamole, osserviamole e lasciamole andare.
Serviranno per la prossima volta. Saranno utili per renderci consapevoli dell’emozione che ci ha attraversato in quel momento.
Se è stata positiva, bene. Se è stata negativa, va bene lo stesso.
Semplicemente la osserviamo e la conserviamo come un’esperienza di vita.
Se ci capita di aver voglia di mangiare, ma facciamo di tutto per resistervi, alla fine cediamo ed esageriamo, lasciandoci trasportare da quell’uragano di emozioni che non ci rende lucidi, ci porta sull’interruttore OFF e proseguiamo in balia dell’emozioni del momento, guidati dal pilota automatico.
Ad un centro punto la luce si accende e ci fermiamo.
Come appena svegli dopo un sogno ci rendiamo conto di quello che abbiamo fatto, non capiamo perché sia successo, sappiamo solo che il senso di vuoto e l’emozione sono peggiorati.
Allora tutto quello che dobbiamo fare è accettare. Niente melodrammi, niente disperazione.
Accettare che sia successo. Potremmo chiederci perché, ma non possiamo tornare indietro. Lasciamo che le cose, le nostre esperienze siano esattamente così come sono, come le stiamo osservando. E accettandole come esperienza del nostro momento presente, le lasciamo andare.
Quindi, se qualcuno non vuole essere nostro amico, accettiamolo e lasciamolo andare. Se in questo momento mi sento annoiato, arrabbiato, frustrato, accettiamolo e lasciamo andare. Se ho voglia di mangiare il mio dolce preferito, perché lottare con tutte le mie forze affinché non cedervi?! Piuttosto chiediamoci perché, se veramente lo voglio e se continuo a pensarci, bè, abbiamo già la risposta.
Osserviamo quello che accade dentro di noi, non ignoriamo le emozioni, sono molto potenti, e per quanto noi cerchiamo di remare contro, prima o poi verranno fuori e ci investiranno con tutta la loro forza.
Proprio per questo la Mindfulness e la Mindful eating forniscono gli strumenti per imparare a gestire eventi come questi, insegnano a vivere la vita e come accettare tutto quello che accade, accettare senza reagire automaticamente, ma osservando, comprendendo e lasciando andare.
Aspettiamo che siano gli altri ad avere parole dolci e gesti nei nostri confronti, ma dimentichiamo che dovremmo essere noi stessi a volerci bene, a congratularci e a supportarci. Invece, molte volte ci maltrattiamo, siamo irriconoscenti e ci diamo per scontato.
Dovremmo essere più gentili verso noi stessi, accettare che andiamo bene così come siamo, non possiamo forzare gli eventi e se le cose non vanno come dovrebbero o come vorremmo non importa, è pur sempre un’esperienza, un’esperienza che ci fornisce un tassello in più per poter migliorare la prossima volta.
Senza fretta, senza forzare, osserviamo e lasciamo andare.