L’osso è un tessuto dinamico che viene continuamente rinnovato durante tutta la vita mediante il processo di rimodellamento osseo legato all’attività di due principali tipi cellulari: gli osteoblasti, cellule deputate alla costruzione di nuovo tessuto osseo, e gli osteoclasti, deputati, invece, all’assorbimento e quindi rimozione del tessuto osseo già presente.
Le malattie metaboliche delle ossa, come l’osteoporosi, derivano da un’alterata regolazione del processo di rimodellamento osseo. L’osteoporosi è quindi una grave e silenziosa malattia metabolica caratterizzata da una riduzione della massa ossea che causa maggiore fragilità di tale tessuto di sostegno dell’organismo e aumentato rischio di fratture. Si manifesta prevalentemente nelle donne (una su due) di età superiore ai 50 anni, per cause ormonali legate alla diminuzione dei livelli di estrogeni dovuta alla menopausa, ma anche negli uomini (uno su quattro) a causa di bassi livelli di testosterone.
Oltre all’età, esistono altri fattori di rischio per lo sviluppo dell’osteoporosi quali una ridotta assunzione di calcio con la dieta, inattività fisica, eccessiva attività sportiva, ormoni, farmaci e fattori legati allo stress ossidativo.
Mi voglio soffermare su quest’ultimo fattore, lo stress ossidativo, che è dovuto ad uno squilibrio del rapporto tra radicali liberi detti specie reattive dell’ossigeno (ROS) ed antiossidanti, in favore dei primi che danneggiano diversi bersagli biologici, inclusi lipidi, DNA e proteine e quindi l’organismo in genere. Per contrastare l’eccesso di ROS, che aumenta con l’età ed è associato a diverse malattie croniche, l’organismo ha sviluppato dei sistemi di difesa antiossidanti, in grado di prevenire o ridurre l’azione distruttiva dei ROS; in questo caso si tratta di antiossidanti endogeni ma fondamentale è l’assunzione di antiossidanti esogeni, ossia di quelli introdotti con la dieta.
Uno dei più potenti antiossidanti introdotto con l’alimentazione è il licopene. Il licopene è un carotenoide presente principalmente nel pomodoro e nei suoi derivati, a cui conferisce il tipico colore rosso; rappresenta una difesa aggiuntiva contro lo stress ossidativo e, proprio per questo, come dimostrano recenti evidenze epidemiologiche, svolge un ruolo importante nella prevenzione dell’osteoporosi. Tale effetto lo esercita inibendo la produzione di ROS e stimolando la fosfatasi alcalina, marcatore biochimico che indica che gli osteoblasti sono al lavoro per formare nuovo tessuto osseo. Inoltre, questo prezioso antiossidante va ad agire direttamente sulle cellule deputate al processo di rimodellamento osseo, inibendo il riassorbimento dell’osso da parte degli osteoclasti e stimolando al contempo la proliferazione e l’attività degli osteoblasti.
Tuttavia, consumare grandi quantità di pomodoro non basta a far sì che l’organismo riesca ad approvvigionarsi di licopene ma è opportuno seguire alcune indicazioni. Importante è, innanzitutto, cuocere il pomodoro: la cottura del frutto permette la liberazione del licopene che è contenuto in una matrice proteica che viene lesa in seguito a stress termico (cottura); inoltre, l’assorbimento del licopene da parte dell’organismo è favorito dalla contemporanea presenza di lipidi e per tale motivo si consiglia di aggiungere in cottura una matrice oleosa (olio extra vergine di oliva) per aumentarne l’assorbimento.
In conclusione si può affermare che il licopene può rappresentare un trattamento naturale alternativo per la prevenzione dell’osteoporosi quindi il mio consiglio è quello di aumentare il consumo di pomodori con la dieta, seguendo le indicazioni sopra riportate.