A volte ritornano. Quella di costruire una grande chiesa in muratura a Santa Caterina, marina di Nardò, obliterando così l’attuale pineta delle funzioni religiose, è un’idea vecchia e stantia. Par tuttavia non aver perso appeal, venendo ciclicamente riproposta, proprio come accaduto in questi giorni, agli uffici tecnici del Comune.
Il Comitato Salviamo la Sarparea guarda con preoccupazione a questo continuo attacco delle poche aree verdi del nostro territorio. Il progetto appare miope e anacronistico, rappresenta l’ennesima e cinica beffa verso una terra, il nostro Salento, che continua ad essere il fanalino di coda negli ultimi indici nazionali di consumo del suolo dell’ISPRA.
L’idea di costruire nel 2017 un grande edificio religioso in muratura, erodendo la verde collina di Santa Caterina e privandoci non solo di un preziosissimo scorcio paesaggistico, ma di centinaia di verdi e ombrosi Pini d’Aleppo appare un’eresia senza senso.
Questo progetto non ha scusanti: non è giustificato dall’esiguo numero di abitanti della piccolissima marina, e presenta caratteristiche assolutamente distanti da qualsiasi eco-sostenibilità. Non è gradito agli stessi fedeli che in estate amano seguire le funzioni religiose protetti dall’ombra degli alberi, immersi nella natura, con la sensazione quasi ascetica di poter davvero trovare Dio nella bellezza del Creato, spostando lo sguardo dall’altare alle fronde baciate dal sole, udendo tra le parole dei salmi il fruscio del vento e il cinguettio degli uccelli.
Questa esperienza di immersione religiosa nella natura, oggi sempre più rara, andrebbe preservata e protetta anziché rimpiazzata dall’ennesima colata di cemento che standardizzerebbe tutto alle solite grigie quattro mura.
Il progetto insisterebbe, tra l’altro, a poche decine di metri dalla grande lama carsica di Santa Caterina, sullo scosceso pendio tufaceo della collina. Ricordiamo come le lame carsiche siano strutture geologiche protette da importanti prescrizioni nel PPTR regionale. Sarebbe quantomeno poco saggio disboscare buona parte della collina per far largo a chiesa, parcheggi e altre opere accessorie, facendo venir meno l’importante funzione di tenuta del suolo data dalle radici degli alberi che garantiscono la stabilità del terreno nei declivi importanti del colle, specie durante i forti acquazzoni invernali.
Il Comitato si augura che a dirimere queste incresciose situazioni giunga presto il PUG cittadino, sviluppato celermente e con indirizzo fortemente indirizzato al consumo del suolo zero e alla tutela dei nostri beni ambientali e paesaggistici. Concludiamo sperando in un deciso ripensamento da parte del Comune di Nardò e della Curia.
È anche e soprattutto nel rispetto della natura che si pesa lo spirito cristiano degli amministratori, siano essi laici o religiosi. Che la fede dei cittadini possa radicarsi salda e agile come un albero, e non rinchiudersi cementata nelle fredde mura di un tempio che immolerebbe sull’altare la bellezza di quella Natura tanto amata dai più umili servi del Signore.